mercoledì 16 settembre 2015

"E' LA STAMPA BELLEZZA" di Piera Carlomagno - Città di polvere di Romano De Marco






Ti fa entrare nel caveau di una banca o nel carcere di Canton Mombello, ti spiega come si fa saltare in aria una discoteca in corso Sempione, padroneggia la procedura penale e descrive Milano da esperto di urbanistica, mostra più di ogni telegiornale il volto modernissimo e pericoloso del crimine globalizzato, che non ha ormai bisogno di spostarsi fisicamente, eppure c’è. Dentro il tessuto sociale ed economico delle città. Con l’ultimo romanzo (Città di polvere, Feltrinelli) Romano De Marco ti trascina in luoghi segreti, rivelandoti particolari sbalorditivi. Ti dici che alla lunga non reggerà la perfezione di simili incursioni nei retroscena della vita, che cadrà sulla trama, sulla descrizione dei personaggi e della loro anima, sulla capacità di narrare. E invece la storia scorre meravigliosamente. Rapisce la scrittura senza sbavature, appassiona la vita dei protagonisti, imprigiona il complesso intreccio giallo. Vai avanti, per 350 pagine, senza perdere una sola battuta.
Si comincia forte, come De Marco ha abituato i suoi lettori, con una rapina spettacolare, mirabilmente descritta, in cui spuntano bazooka leggeri, armi sofisticatissime che polverizzano le auto della polizia come in un videogioco. E’ solo l’assaggio, perché “Città di polvere” è un romanzo di pura fantasia, un episodio noir, che sfrutta tutto quanto di più moderno ha cambiato e potrà cambiare ancora il volto della criminalità. Milano è ancora città da conquistare e, a contenderla alla ‘ndrangheta - feroce e infilata nel cuore della società –, è un’organizzazione di estrema destra, che fa capo ai circoli neonazisti, gente che indossa lunghi trench di pelle, passamontagna, anfibi e giubbotti antiproiettile, tutto rigorosamente nero. Il controllo del mercato della droga resta l’affare più appetibile per la criminalità organizzata, anche con i nuovi mezzi, perché è più facile da manipolare, da inventare persino. Si cerca di introdurre a Milano la Green Inferno, sostituendola alla più costosa cocaina, sottraendo quote di mercato alla ‘ndrina dei Capasso e per farlo non c’è risparmio di violenza, nessun problema se la nuova sostanza provoca assuefazione immediata e danni cerebrali.

Lo spettro dei personaggi è molto ampio e affonda da un lato in una complessa geografia delinquenziale, dall’altro in diverse e approfondite figure di detective. Tornano i protagonisti di “Io la troverò”, il primo pubblicato da Feltrinelli nella serie “Milano nera”, con cui De Marco è stato finalista al Premio Scerbanenco 2014, il più importante premio italiano della narrativa di genere. I poliziotti Marco Tanzi e Luca Betti sono quasi due parti dello stesso uomo alla soglia dei cinquanta, che inevitabilmente fa i conti con se stesso e sente il respiro farsi più corto, una vita tutta dietro e la spaventosa impressione di non poter più cambiare, progettare e neanche riparare i danni già fatti o di intraprendere rapporti costruttivi. I dialoghi sono incisivi, hanno spazio, la capacità di narrare è indubbia, il modo è oggettivo con alcuni capitoli molto suggestivi in cui i protagonisti parlano in prima persona, la tensione è sempre alta. Un grande romanzo, una prova da scrittore maturo.

Piera Carlomagno

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